(detto
Magno). Re di Macedonia. Figlio di Filippo II
e di Olimpiade, principessa dell'Epiro, fu allievo di Lisimaco e, dal 342 a.C.,
di Aristotele. A sedici anni ottenne dal padre impegnato nell'assedio di
Bisanzio, la reggenza della Macedonia e due anni dopo si distinse nella
battaglia di Cheronea (338). Dopo l'assassinio del padre, compiuto dal generale
Pausania nel 336 salì al trono e fu costretto ad affrontare l'opposizione
dei parenti e degli altri aspiranti al trono (soprattutto i congiunti della
matrigna Cleopatra).
A. riuscì a superare la crisi, favorito anche
dal fatto che tutti i generali del padre Filippo si erano schierati dalla sua
parte. Consolidato all'interno il suo potere si impose sugli illiri e sulle zone
del Danubio. Nominato stratega dal congresso panellenico di Corinto (335),
assoggettò i Barbari del Nord e sottomise in breve tempo la Grecia. Dopo
queste imprese si preparò alla conquista dell'Oriente e allo scontro con
i Persiani. Lasciato il trono macedone nelle mani di Antipatro, nel 334
attraversò l'Ellesponto con circa 40.000 fanti e 5.000 cavalieri.
Sconfisse i Persiani presso il fiume Granico, quindi sottomise l'Asia Minore e
liberò le città della Ionia, eliminando i governi filopersiani.
Nel 333 a Isso impose una dura sconfitta a Dario III e ne imprigionò i
familiari. Prima di proseguire verso Oriente,
A. preferì
rafforzare il proprio potere nel Mediterraneo e sottomise, una dopo l'altra, la
Siria, Tiro, Gaza e l'Egitto (332), dove fondò la città di
Alessandria. Durante la permanenza in Egitto assimilò la religione
egiziana e si mostrò sensibile alle tradizioni e ai riti orientali,
facendosi consacrare figlio di Ammone. Nel 331 ripartì per la Persia e
sconfisse nuovamente Dario ad Arbela, riuscendo a conquistare l'intero Impero
persiano sottomettendo Babilonia, Susa, Ecbatana e Persepoli. Dopo la morte di
Dario (330),
A. prese il suo posto e modificò la vita di corte in
senso orientale, dando alla Monarchia caratteri teocratici, estranei alla
tradizione greca. Divenne così re supremo, incarnazione della
divinità, a cui i sudditi dovevano rispetto e adorazione. Arruolò
nel proprio esercito Barbari e Persiani e, evitando di porli in una condizione
giuridica di inferiorità, ne fece degli alleati e non dei sudditi.
Fiducioso nei suoi uomini, avanzò verso l'India e conquistò la
Partia, l'Icarnia, l'Aria, la Sodgiana e la Battriana. Fondò colonie e
città con il suo nome, esportando ovunque la cultura ellenistica (V.
ELLENISMO). Arrivato nella valle dell'Indo, dopo brevi combattimenti,
riuscì ad allearsi a Tassila e poi a Poro (326). Pur volendo proseguire
verso Oriente, fu costretto a desistere per le minacce d'ammutinamento da parte
delle truppe, prostrate dai disagi e dal clima. Invertita la marcia, giunto
presso la costa dell'Oceano Indiano, fece allestire a Pattala una flotta per
rendere più veloce il ritorno di una parte dell'esercito.
A.
invece riprese la via dell'interno, attraversò il deserto iranico e, dopo
immense difficoltà, arrivò a Susa nel 324 dove si ricongiunse con
la flotta partita da Pattala. Lì fu costretto ad affrontare episodi di
ribellione ad opera di amministratori locali e di gruppi dell'esercito.
A. stabilì la sua corte a Babilonia e iniziò una politica
di fusione e di collaborazione tra i diversi popoli del suo vasto regno. Mentre
risiedeva a Babilonia e si accingeva ad esplorare il Mar Caspio, fu colto da
febbre malarica. Morì all'età di 33 anni, il 13 giugno 323,
all'apice della gloria e lasciando la difficile eredità della prima
monarchia universale della storia (Pella, presso Edessa 356 - Babilonia 323
a.C.). • Lett. - Storia e leggenda si uniscono e
si confondono nella letteratura fiorita intorno alla figura di
A. Tra le
biografie più antiche si ricorda quella attribuita al greco Callistene,
tradotta in latino da Giulio Valerio (III sec.). Quest'ultima (malgrado fosse
romanzata) venne adottata come testo di storia per le scuole e come fonte di
nozioni scientifiche. Nella letteratura medievale
A. è personaggio
di grande rilievo, protagonista di numerose opere:
Le roman di Alexandre
di Alessandro di Bernay, l'
Alexander lied del parroco Lamprecht (XII
sec.) e
Al libro de Alejandro di Giovanni Lorenzo di Segura (XIII sec.).
La figura del re macedone fu al centro anche di una serie di tragedie come
quella di Jean de La Traille 1573; di Racine (
Alexandre le grand, 1665);
o quella inglese di John Lily
Alessandro e Campaspe del 1584. In Italia
si ricorda il dramma di Metastasio
A. nelle Indie (1727), musicato da
molti compositori, tra i quali N. Porpora, G. Paisiello, D. Cimarosa, C.W.
Gluck, N. Piccinni, G.F. Haendel, L. Cherubini. Nella letteratura orientale
A. è ricordato nel
Corano, nel
Libro dei re di
Firdusi (X sec.), nel
Libro di Alessandro dei poeti persiani Nizami (XII
sec.) e Giami (XV sec.).
Statua raffigurante Alessandro Magno